Apprendiamo che il sito di Porto Marghera è arrivato settimo su nove candidati nella valutazione dell’agenzia ENEA per definire la localizzazione del nuovo polo europeo

per la ricerca sulla fusione nucleare, progetto che prevede 500 milioni di Euro di investimenti.

Tra le motivazioni non ci sono aspetti relativi alla qualità del progetto, a dimostrazione che il nostro sistema universitario è di alto livello. Il vero problema sono le bonifiche e la proprietà delle aree: ancora una volta paghiamo l’immobilismo di una Giunta troppo indaffarata nel cancellare quanto di buono realizzato in passato, piuttosto che nel cogliere le opportunità offerte dal presente.

Nel 2014 la Giunta di centro-sinistra aveva previsto la costituzione della newco Marghera Eco Industries, società poi realizzata dal Commissario e creata proprio per portare a termine il trasferimento delle aree di proprietà di Syndial/ENI al Comune di Venezia. Società che il sindaco Brugnaro, dopo l’uscita della Regione, ha bellamente messo in liquidazione e definitivamente chiuso, mandando a monte mesi di trattative. Trattative che, peraltro, prevedevano che ENI si facesse carico del costo di quelle bonifiche che oggi sarebbero state oltremodo utili proprio ai fini del progetto del polo per la ricerca sulla fusione nucleare.

Il risultato è che 1500 lavoratori altamente qualificati, tra impieghi direttamente connessi al progetto e indotto, non verranno a Marghera. La domanda che ci poniamo è questa: se un ente pubblico non viene a Porto Marghera per la mancanza di garanzie su aree e bonifiche, come potranno venirci le aziende private, che prima di tutto chiedono certezze?

Il sindaco Brugnaro, ancora una volta accecato da quelle logiche politiche che diceva di rinnegare, pone un freno alla realizzazione di processi virtuosi, a discapito di tutta la collettività. Dopo aver fatto saltare gli accordi sull’area della Stazione di Mestre, sul terminal del tram a san Basilio, su via Ulloa a Marghera, salvo poi fare un’affrettata retromarcia, dopo aver fatto saltare l’accordo con ENI oggi porta la responsabilità degli effetti negativi delle proprie scelte.

Si apra subito un tavolo su Porto Marghera aperto alle categorie economiche, ai parlamentari e ai partiti in maniera trasversale: solo così potremo riprendere la via di uno sviluppo sostenibile.

 

Giorgio Dodi

Segretario Comunale Partito Democratico